Il perdono come coraggioso atto terapeutico

Come attraverso il perdono si possono ritrovare pace, serenità e armonia nella propria esistenza.

Chiunque abbia subito un torto, di qualunque natura, conosce bene il rancore; quel sentimento di rabbia mista ad un desiderio di rivalsa che corrode il corpo e l’anima.

A cosa serve rimanere legati ad un ricordo che ci ha ferito? A cosa serve mantenere viva l’offesa ricevuta attraverso il rancore?

Più rimaniamo agganciati all’offesa, e quindi al rancore,  e più noi stessi siamo responsabili della sofferenza e del dolore.

“l’importante non è quel che si fa di noi, ma quel che facciamo noi stessi di ciò che hanno fatto di noi“, così diceva il filosofo Sartre ed è ciò che si intende col concetto di responsabilità. Non importa quale mancanza o quale torto siamo stati costretti a subire, da adesso possiamo avere noi il potere di liberarci da tale fardello.

Non possiamo cambiare gli avvenimenti o riparare torti subiti ma possiamo cambiare il nostro modo di integrare tali avvenimenti nella nostra esistenza con una modalità più ecologica per noi, una modalità che abbia come direzione la vita.

Per trovare serenità e pace interiore non appare più importante andare a ricercare i perché legati al passato, o almeno non solo. Una narrazione degli avvenimenti è sicuramente utile per ridefinirli e inserirli in una cornice che permetta di leggerli alla luce di nuovi significati.

Il lavoro che si può fare in psicoterapia è di elaborare, accettare e infine integrare tutti gli avvenimenti dolorosi ai quali siamo ancora legati  e che tenendoci ancorati, attraverso il rancore, non permettono una elaborazione emotiva. Questo lavoro di accettazione e integrazione lo possiamo chiamare PERDONO.

Attraverso dei passaggi di elaborazione si può raggiungere la consapevolezza che ogni torto subito può essere per ciascuno di noi un’occasione  di crescita ed evoluzione verso un nuovo modo di assaporare la vita.

Perdonare non significa assolvere acriticamente il nostro “aguzzino” o la fonte di dolore, ma è un atto di liberazione per noi stessi, un atto di amore verso noi; sovvertendo il punto di vista l’atto del perdono può apparire un atto egoistico,; io libero me dalle afflizioni e lascio andare la fonte di sofferenza; non la assolvo, la lascio andare. E se io lascio andare il rancore, allora posso anche lasciare andare la fonte della sofferenza, ma è un atto secondario di cui certo beneficeranno anche altri.

Perdonare non significa solo “porgere l’altra guancia” in modo passivo, ma passare attraverso tutte le emozioni che abbiamo bloccato, nei miei percorsi prima di arrivare al perdono si attraversa la rabbia, la frustrazione, il dolore. Ed è solo attraversando e riconoscendo emotivamente ciò che è successo che è possibile liberarsene. È molto difficile poter perdonare qualcuno che ci ha fatto soffrire se prima non riconosciamo e attraversiamo la rabbia che tale mancanza ha scatenato. Per poter perdonare è importante entrar in contatto con la rabbia e la tristezza e affrontare i sensi di colpa che tali emozioni possono suscitare.

La via del perdono non è “facile” ma utile per poter poi vivere con più leggerezza.

Perdonare significa concedersi di stare nel presente abbandonando i pesi del passato che a nulla servono se non a rallentare il nostro cammino; lasciamo che il nostro sguardo possa nuovamente guardare avanti.

Un percorso di psicoterapia volto al perdono è il più grande atto terapeutico che ognuno di noi può regalarsi per ritrovare pace e armonia nella propria esistenza.