Quando la paura toglie il respiro

Ci troviamo nella foresta, intorno alberi altissimi e niente altro. Guardiamo in alto e quasi fosse un miraggio scorgiamo l’azzurro del cielo.

Siamo soli, almeno sembra, ma non siamo tranquilli poiché sappiamo che in qualunque momento può accadere qualcosa di imprevedibile, potremmo incontrare un pericolosissimo predatore affamato.

Il nostro respiro si fa affannoso e frequente ci stiamo preparando a ossigenare ogni muscolo per poter scappare quando si presenterà il pericolo; in questo modo ci possiamo garantire la sopravvivenza. Oppure il nostro respiro è bloccato, la belva è vicina e per la nostra sopravvivenza dobbiamo essere immobili, non respirare quasi non esistere per non farci trovare.

Respiro corto, affannoso, frequente o bloccato sono alcuni dei sintomi che caratterizzano l’ansia, l’ansia quindi in situazioni di pericolo permette di avvisare il nostro organismo che deve stare in allerta e reagire nel modo più opportuno: attaccare, fuggire o bloccarsi.

L’ansia quindi in determinate situazioni ci salva. Ma ha una durata limitata. Non appena il pericolo scompare l’organismo può ricominciare a funzionare normalmente.

Ma spesso noi proviamo queste sensazioni senza un apparente ragione e stiamo male, non capiamo. E il nostro organismo risente di una continua reiterazione di uno stato di allerta, il cuore si affatica,  gli organi non vengono ossigenati in maniera adeguata e noi stiamo sempre più male; abbiamo la sensazione di aver perso il controllo.

Come fare per affrontare momenti frequenti ansia?

Per prima cosa cercare di lavorare sul respiro, non controllandolo, ma lasciandolo andare. Non abbiamo bisogno di incamerare scorte di ossigeno perché nessuna delle difese di un reale pericolo sono da mettere in atto. Il respiro non ha bisogno del nostro controllo, sa perfettamente cosa deve fare ma noi possiamo imparare ad osservarlo, a comprenderlo.

Una volta che avremo riconosciuto al respiro la sua autonomia allora potremo fare un lavoro di consapevolezza, un viaggio nelle nostre profondità per cercare nei fondali  quelle paure che ci fanno percepire pericoli e mostri anche quando non ce ne sono. Una esperienza per trovare quelle risorse che custodiamo come un tesoro nascosto; un forziere che solo noi possiamo aprire per riaffiorare dagli abissi  e finalmente RESPIRARE.